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19 Giugno, oggi è la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sessuale nei conflitti armati, voluta dalle Nazioni Unite per combattere il crimine brutale che si consuma da sempre nlle guerre in tutto il mondo. Le Nazioni Unite attraverso il proprio centro di ricerca l’Osservatorio si uniscono all’appello di tutte le realtà impegnate contro gli stupri che accadono durante i conflitti e ribadisce la necessità di una sempre più alta attenzione su questi temi. 

Il fenomeno è di ampia portata nell’ambito delle violenze sulla popolazione civile in contesti di guerra, l’Ufficio del Rappresentante speciale Onu per le violenze sessuali nei conflitti, certifica che nel 2021 si sono registrati 3.293 episodi di stupro nel mondo, il numero è stimato, probabilmente sono molti dippiù. Le organizzazioni umanitarie sui territori stimano che per ogni stupro denunciato nel contesto di un conflitto armato bisogna considerare tra dieci e venti casi non documentati.

La violenza è un’arma che spesso va a colpire i più vulnerabili. L’Unicef ha contato oltre 16 mila bambine e bambini vittime di violenza sessuale in situazioni di conflitto negli ultimi 18 anni.

Michele Vigne, Presidente Nazionale di ANVCG (Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra): “Tra le tante sofferenze inflitte alla popolazione civile c’è anche la terribile arma dello stupro di guerra, un atto che ha conseguenze enormi sulla vittima, donne e minori per lo più ma non solo, conseguenze psicologiche legate alla salute fisica ma che investono anche le capacità sociali, lavorative, economiche, di libertà e futuro dei sopravvissuti e spesso hanno ricadute sociali per generazioni”.

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