Solitudine, Aristotele:“ Chi vive bene la solitudine o è un animale selvatico o è un Dio”. Con questa emblematica frase il filosofo, implicitamente, attribuiva alla solitudine un aspetto double face.
Ci sono infatti delle persone per le quali la solitudine è una vera e propria scelta di vita, una forma di libertà impareggiabile che consente loro di vivere la vita senza alcuna forma di “paracadute”. Esse potranno fare ciò che vogliono in qualsiasi momento senza essere condizionati, diversamente, da qualsiasi forma vivente che accompagna il decorso dei loro giorni. Possono fare libere scelte e perseguire ogni forma di obiettivo che si prefiggono riuscendo, a modo loro a sentirsi appagati per questo.
Per altri la solitudine è un macigno che pesa in modo insostenibile sulla loro vita, arrivando addirittura a soffocarli l’aria stessa che respirano poiché per loro la solitudine è sicuramente a one face e cioè quella della negatività dell’anima. Ad entrambi i casi ve ne è un altro da aggiungere ed è quello della solitudine ideologica e occasionale. In quest’ultima forma vi ci possono trovare, ad un certo punto della vita, sia quelli che sono soli per scelta propria e sia quelli che purtroppo, per un motivo o per un altro improvvisamente si trovano a viverla.
La solitudine, Aristotele:“ Chi vive bene la solitudine o è un animale selvatico o è un Dio”
A parte l’era covid e post covid che ha generato e continua a generare questa ultima forma di solitudine, le motivazioni per le quali un individuo si trova ad affrontare una solitudine ideologica, sono davvero molteplici e non bastano a darne un senso o una logica spiegazione le diverse teorie elaborate dai psicologici o dai sociologici. In questa frenetica società moderna dove tutto è il contrario di tutto quello che dovrebbe essere e dove si è alla perenne ricerca ed esaltazione di falsi miti e negative ideologie, un individuo dal cuore puro e sensibile, abituato a restare sé stesso mentre tutto il mondo che gli gira intorno cambia di continuo, potrà non riuscire a sopportare questa forma di solitudine che potrebbe addirittura arrivare a schiacciargli ogni forma di entusiasmo verso il vivere comunque e a prescindere.
Ci sarà solo un unico grande colpevole e cioè la società, quella società che non ha voluto e saputo comprenderlo perché essa stessa incapace di distinguere, al giorno d’oggi, il bene dal male. E non basteranno le lacrime che saranno versate, per sottrarre dalle propria responsabilità coloro che risulteranno artefici di questa forma di eutanasia indotta.
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