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L’omicidio di Elvira Orlandini, noto anche come l’omicidio del Corpus Domini, venne commesso il 5 giugno del 1947 a Toiano, nella provincia di Pisa. Questo caso irrisolto sconvolse profondamente l’opinione pubblica italiana nel secondo dopoguerra . Il processo contro l’unico indiziato attirò un vasto interesse, dividendo l’opinione pubblica tra colpevolisti e innocentisti, e generando un clamore mediatico senza precedenti. Presso il tribunale si radunarono fino a duemila persone per assistere al processo, rendendo il delitto un caso nazionale seguito da molti quotidiani che pubblicarono resoconti dettagliati delle udienze .

Storia dell’omicidio

Elvira Orlandini, una ragazza di 22 anni di origini contadine, lavorava come domestica per la ricca famiglia svizzera dei Salt . Il 5 giugno 1947, durante la processione del Corpus Domini, il suo corpo senza vita venne scoperto nel vicino bosco delle Purghe. Elvira era stata uccisa mentre prendeva l’acqua alla fonte; l’autopsia rivelò che morì a causa di un ampio taglio alla gola inferto con un coltello tagliente, seguito da altre coltellate quando era già morta. Il corpo venne poi trascinato lungo il sentiero del Botro della Lupa, un vecchio canale di scolo dismesso che attraversava il bosco . Il corpo fu ritrovato dal padre, che andò a cercarla quello stesso pomeriggio.

Le indagini e i sospettati

Non ci furono testimoni dell’omicidio e l’arma del delitto non venne mai trovata. Inoltre, l’assassino prese le mutandine di Elvira, aggiungendo un ulteriore elemento di mistero al caso . Tra i sospettati vi furono un parente vicino alla vittima, il figlio di una famiglia romana che aveva preso residenza a Toiano in quegli anni, e infine il fidanzato, con il quale Elvira era prossima alle nozze. Nonostante l’opposizione dei compaesani, i carabinieri arrestarono il fidanzato, un veterano di guerra coetaneo della ragazza .

Il Processo

Il processo contro l’unico indiziato, il fidanzato di Elvira, attirò un’ampia attenzione mediatica. La comunità si divise tra chi lo riteneva colpevole e chi lo considerava innocente, e la tensione durante le udienze era palpabile. La mancanza di prove concrete, tuttavia, portò alla sua assoluzione per insufficienza di prove, una decisione confermata anche in appello. Il fidanzato tornò a vivere a Toiano, ma il caso rimase irrisolto, lasciando molte domande senza risposta .

Commemorazione della vittima

Nonostante il caso non sia mai stato risolto, la memoria di Elvira Orlandini è stata mantenuta viva nella comunità. Una foto commemorativa è stata posta su una lapide nel Botro della Lupa, il luogo dove fu ritrovato il suo corpo. L’unico imputato, il fidanzato Ugo Ancillotti, è morto il 30 marzo 2013 all’età di 91 anni, continuando fino alla fine a proclamare la sua innocenza .

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