• Tempo di Lettura:4Minuti

L’Italia affronterà Israele nelle gare di Nations League. Una delle sedi designate è Udine, che ospiterà la gara appunto contro Israele. La nazionale asiatica, inserita però nei gruppi di qualificazione europei, disputerà inoltre il torneo olimpico calcistico, che avrà inizio negli ultimi giorni di luglio.

La presenza di Israele è al centro di un dibattito e, talvolta, di feroci discussioni. Basti pensare che è già successo che atleti arabi e pro Palestina si sono rifiutati di gareggiare contro omologhi israeliani. Se Israele parteciperà alle prossime Olimpiadi, lo stesso non si può dire di Russia e Bielorussia. Gli atleti di queste due nazioni potranno competere sotto bandiera neutrale.

Diversi parlamentari francesi hanno chiesto al comitato olimpico di applicare per Israele le stesse sanzioni applicate per Russia e Bielorussia. Non è la prima volta che vengono escluse delle nazioni dalle Olimpiadi. Nel 1948 toccò a Germania e Giappone. Le Olimpiadi di Monaco sono invece note per il massacro di alcuni atleti israeliani ad opera dell’organizzazione Settembre Nero.

Il problema è questo: perché fare figli e figliastri? In base a quali criteri una nazione è esclusa e l’altra no? Esiste un indice di dittatorialità? Perché il dibattito abbraccia poi solo ed esclusivamente le nazioni sotto i riflettori dei media? In molti si stanno stracciando le vesti sulla mancata esclusione di Israele da Olimpiadi e tornei calcistici, visto quando successo a russi e bielorussi. Applicando questo modus operandi, sarebbe poi necessario estendere le sanzioni a svariati altri Paesi nel mondo.

In tanti hanno taciuto sulle nefandezze di Qatar o Arabia Saudita, accettando di farsi sponsorizzare e promuovere le candidature. Amnesty International ha pubblicato rapporti da cui emergono le condizioni disumane dei lavoratori arabi o asiatici per la costruzione degli impianti in queste due nazioni. Tra le vittime principali figurano gli stessi palestinesi. Basta cercare su Google e prendersi la briga di consultare un qualsiasi rapporto pubblico.

Fermo restando gli atti disumani da parte dei governi, non possiamo non porre l’accento sull’incoerenza. Se escludi uno o due Paesi dalle competizioni olimpiche e calcistiche, poi devi mettere al vaglio la posizione di altri. Se sanzioni Israele, poi non puoi certo fermarti lì. Si scoperchierebbe un vaso di pandora e ci si impelagherebbe in labirinti eccessivamente intricati.

L’ultima riflessione riguarda gli atleti? Dal tribunale popolare o dei social vengono tutti tacciati di essere a favore dei rispettivi regimi. Sicuro che tutti i calciatori russi siano putiniani? Sicuro che tutti i calciatori israeliani sostengano Netanyahu? Anche i nazionali israeliani di etnia palestinese, musulmani e dichiaratamente filo-palestinesi? Pensiamo a Safouri, Jaber, Kna’an, Abu Fani o Khalaily.

Un modus operandi improntato a un principio di coerenza sarebbe quello di decidere in base al “tutti o nessuno”. Essendo utopistico delineare criteri oggettivi per escludere in base alla dittatorialità dei rispettivi governi, il buon senso direbbe di non escludere nessuno.

Per quanto riguarda la gara di Udine tra Italia e Israele, pensiamo sempre al detto “da qual pulpito”. Il Friuli è uno stadio che ci ha purtroppo abituato a insulti razzisti continui. Alcuni dei personaggi sugli spalti non si faranno quindi alcun problema ad insultare ed offendere dei ragazzi esclusivamente in base alla provenienza. Ovviamente non saranno consapevoli del fatto che metteranno nel calderone anche calciatori di origine palestinese e, naturalmente, che sposano la causa palestinese…

Le contestazioni nei confronti di uno stato sono assolutamente lecite e rientrano nell’alveo della libertà di espressione. Di cattivo gusto è invece attaccare degli atleti sul personale, solo perché cittadini di una determinata nazione. In base a quanto emerge, il consenso nutrito dal governo israeliano da parte degli atleti è tutt’altro che elevato. Figuriamoci dagli atleti arabo-israeliani. Perché quindi insultare, in nome della Palestina, un calciatore filo-palestinese?

PS Chi scrive ha a cuore la causa delle persone che vivono nella striscia di Gaza ed esprime costantemente il proprio sdegno nei confronti dei regimi guerrafondai