Ha riscosso vivo interesse e grande partecipazione il presidio organizzato dalla comunità LGBTq+ svoltosi nel pomeriggio di sabato 18 marzo, in piazza della Scala a Milano, proprio davanti alla sede del Comune per manifestare contro lo stop, imposto nei giorni scorsi, al registro dei figli delle coppie omogenitoriali.
Secondo gli organizzatori, all’evento erano presenti circa 10mila persone tra attivisti arcobaleno, cittadini comuni, vari esponenti politici e personaggi noti come Francesca Pascale, ex compagna di Silvio Berlusconi e oggi unita civilmente con la cantante Paola Turci.
In piazza si è mobilitato anche il Partito Democratico, guidato dalla segretaria Elly Schlein che, dal palco di piazza della Scala, ha presentato alla folla una proposta di legge da portare in Parlamento, scritta in collaborazione con Famiglie Arcobaleno e Rete Lenford: “Ci stiamo già muovendo e spingeremo perché venga presto calendarizzata e lavoreremo anche con le altre forze di opposizione perché questa è una battaglia di civiltà che riguarda il futuro dell’Italia e dell’Europa”.
In piazza, con effetto sorpresa, anche il sindaco Giuseppe Sala, che aveva annunciato che non avrebbe preso parte alla mobilitazione.
Dal palco, il primo cittadino, ha manifestato piena solidarietà alle famiglie arcobaleno:
“Sono sempre con voi, come lo sono stato dal primo momento – dice il Sindaco Sala – questo governo, sta facendo di tutto per prendersi tutto e per umiliare chi non la pensa come loro. Sta cercando di portare anche le città a destra con la riforma della legge elettorale dei comuni.”
Il sindaco di Milano, ha aperto alla possibilità di tornare a firmare i certificati dei bambini delle coppie omosessuali qualora il Parlamento riprendesse il dialogo su questo tema; ma fino ad allora continuerà lo stop sulle registrazioni, in quanto la procura avrebbe facoltà di impugnare le registrazioni.
La manifestazione si è conclusa con il flashmob che ha visto migliaia di penne bianche a sfera alzarsi al cielo, a simboleggiare quelle firme che i sindaci non possono più apporre per i diritti dei figli e delle figlie delle famiglie arcobaleno.
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