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Ennesima tragedia con protagonista la polizia statunitense: stavolta a morire è un ragazzino di 13 anni, colpevole di impugnare una pistola giocattolo.

Il giovane Nyah Mway, figlio di rifugiati del Myanmar, è stato sottoposto ad un controllo da parte degli agenti di polizia nel suo paese, Utica, nello stato di New York: il sospetto era quello di una sua partecipazione ad alcuni furti nella zona.
Il ragazzino si è sottratto ai controlli e ha provato a scappare, impugnando quella che si è rivelata una pistola finta, replica di una Glock calibro 17.
Da quel momento, è nato un breve inseguimento, terminato con l’atterramento del ragazzo e lo sparo fatale dell’agente.
Da quel momento, ogni corsa in ospedale è stata inutile e Nyah è morto nel giro di poche ore.
La dinamica dell’incidente è assolutamente inequivocabile, grazie al supporto delle bodycam in dotazione agli agenti americani.

La vicenda di Nyah pone di nuovo sotto l’attenzione delle masse il problema della violenza della polizia in America.
Questo è l’ennesimo episodio in cui si verifica un potenziale abuso di potere e un uso eccessivo della violenza nei confronti di un sospetto da parte degli ufficiali di polizia.
Ad aumentare la gravità del fatto è, ovviamente, l’età del ragazzino, appena 13enne, e il fatto che fosse assolutamente indifeso.
Non aiuta, nel valutare l’operato degli agenti, il fatto di non essere riusciti a distinguere se l’arma impugnata da Nyah fosse vera o no.

Nel 2023, la polizia degli USA ha ucciso 1247 persone: il conto delle vittime supera i 9000 morti se controlliamo gli ultimi nove anni.
Il problema della polizia violenta è costantemente presente nel dibattito pubblico americano.
Non sembra ancora il momento, tuttavia, per trovare una soluzione a questa tematica così pericolosa per i comuni cittadini americani.