Riflessioni sul “caso” Inquisitore3
La storia di Inquisitore3 ci ricorda quanto è necessario educare gli utenti del web a verificare le notizie che si trovano sui social per evitare di essere complici inconsapevoli di campagne denigratorie nate, in alcuni casi, da accuse infondate create da persone alla ricerca di notorietà.
Chi era Inquisitore3 e cosa lo ha spinto alla sua decisione
È fondamentale premettere che quanto di seguito riportato si basa su varie ricostruzioni degli eventi fatte da numerosi utenti del web che quindi non permettono un racconto sicuro ed attendibile a causa di versioni discordanti ed alla difficoltà nel rintracciare fonti ufficiali.
Attualmente la ricostruzione offerta da “Know Your Meme” sembrerebbe la più attendibile ma bisogna comunque considerare che gli screen condivisi e le “prove” presentate a cui si fa riferimento sono state ottenute da fonti anonime presumibilmente interne al server discord in cui era iscritto Inquisitore3.
Inquisitore3 era un cosplayer italiano che pubblicava contenuti impersonando il personaggio Ghost del videogioco “Call of Duty: Modern Warfare”. Grazie ai numerosi video pubblicati sul web, era riuscito a raggiungere un numero di follower considerevole e la sua versione originale di Ghost con una spada laser rossa era diventata iconica nella community di fan di CoD.
Sulla base della fama raggiunta sui social, il giovane aveva iniziato a cercare collaboratori che lo aiutassero nei suoi progetti probabilmente per riuscire a rendere la sua passione qualcosa di più.
In questa occasione, secondo quanto risulta dagli screen condivisi in rete di recente, una ragazza avrebbe tentato di contattare Inquisitore3 e, dopo un primo rifiuto del creator di chattare con lei, mentendo sulla sua effettiva età anagrafica ed omettendo di essere fidanzata riuscì a rompere il ghiaccio: questi ultimi due elementi saranno alla base della lunga serie di problemi vissuti dal cosplayer.
Infatti, interagendo abitualmente su discord ed ignaro della reale età anagrafica nonché della situazione sentimentale della suddetta ragazza, Inquisitore3 avrebbe iniziato a provare sentimenti amorosi confidandosi con alcuni utenti del server discord fino al momento in cui decise di rendere nota la sua attrazione a tutto il canale Discord della community. Fu proprio in questa occasione che emerse la verità sull’età della ragazza ed iniziarono le accuse di pedofilia nei confronti di Inquisitore3.
Sulla base della ricostruzione sopra indicata, la ragazzina in questione avrebbe rivelato al suo fidanzato (o secondo alcune fonti ex-ragazzo) le avance ricevute dal creator e da quel momento, senza concrete prove di colpevolezza e senza essere prima interpellato per offrire la sua versione, Inquisitore3 è stato oggetto di calunnie sempre più pesanti su TikTok da parte del ragazzo tradito.
Ad accentuare questa situazione già critica, alla fine di settembre, le conversazioni private tra Inquisitor3 e la ragazza sarebbero state divulgate su Discord, alimentando la diffamazione già di per sé pesante. Secondo le fonti, la ragazza avrebbe anche tentato di approcciare nuovamente il Tiktoker per ottenere nuove “prove” per avvalorare le accuse diffuse (mentendo nuovamente sulla sua età per evitare il blocco del profilo) ma il ragazzo l’avrebbe rifiutata in tutte le occasioni.
Purtroppo, come spesso accade con tematiche particolarmente delicate sul web, il “caso” di Inquisitore3 divenne rapidamente virale con relative conseguenze psicologiche sul cosplayer vittima di una campagna d’odio che non permetteva alcuna possibilità di discolpa o di smentire quanto diffuso sul web totalmente decontestualizzato. Tutto questo ha generato una forte depressione nel giovane che, dopo un periodo di silenzio sui social, ha deciso di ritornare attivo con una diretta su TikTok al solo fine purtroppo di porre fine alla sua vita davanti a numerosi spettatori impotenti che hanno comunque tentato di allertare i soccorsi con qualsiasi mezzo (anche dall’estero).
Attualmente, a causa dell’avvenuto suicidio del giovane 23enne, il profilo TikTok di Inquisitore3 risulta oscurato dalla piattaforma così come non sono più reperibili tutti i contenuti diffusi relativi alle accuse subite. Infatti, alcuni utenti di TikTok della community di CoD ed a conoscenza di quanto accaduto nel canale discord hanno iniziato a ricostruire la storia e smascherare quanto apparentemente orchestrato dalla ragazza ed il suo fidanzato per screditare Inquisitore3 e, forse, ottenere un momento di gloria.
Dopo la diffusione di queste ricostruzioni, la ricerca della “verità” e di “giustizia” ha costretto i protagonisti di questa vicenda a rimuovere tutti i loro contenuti così come i loro profili (probabilmente per non vivere a loro volta quanto subito dal giovane 23enne).


Al momento numerosi fan, anche grazie all’operato di questi utenti che hanno tentato di “vederci chiaro sulla vicenda”, stanno firmando una petizione per invitare Activision, casa di sviluppo del videogioco Call of Duty, a rilasciare un nuovo aspetto del personaggio Ghost in tributo di Inquisitore3.
Cosa ci insegna la storia di Inquisitore3
Questo caso è purtroppo uno dei tanti causati dalla rapidità con cui una notizia (soprattutto se falsa e diffamatoria) si diffonde nel web. La storia sopra presentata ci ricorda che purtroppo esistono persone disposte a tutto pur di apparire come paladini della giustizia anche a costo di “costruire” prove ed accuse contro influencer innocenti per sfruttare la risonanza dei contenuti che li coinvolgono.
Purtroppo la reputazione sul web è molto più difficile da difendere: non sempre si riesce a diffondere la verità con la stessa velocità con cui circolano le accuse sul proprio conto ritrovandosi quindi irrimediabilmente associati alle calunnie subite nonostante non ci siano stati processi o indagini ufficiale sul proprio conto.
La condanna della massa di utenti desiderosi di assistere alla “caduta di un mito” è quasi sempre più rapida, inevitabile ed irreversibile del normale iter della giustizia. La presunzione di innocenza da diritto fondamentale degli ordinamenti civili diventa una vera e propria utopia sul web.
Casi del genere non sono dissimili dalle realtà del cyberbullismo e del revenge porn: persone che conducono le loro vite normalmente si ritrovano improvvisamente catapultate in un inferno di commenti, giudizi, minacce, ecc. senza alcuna via di uscita perché il desiderio di scrutare nella vita privata altrui è spesso più forte di quello di assicurarsi che quanto visto o sentito sia vero (lo stesso vale per il consenso di chi vede divulgati contenuti che lo rappresentano e compromettono).
Per queste ragioni, è importante impegnarsi di verificare quanto raccontato dall’utente di turno così da usare il proprio pensiero critico prima di considerare qualcuno colpevole (cercando magari anche di ascoltare quante più versioni possibile della stessa storia).
Purtroppo anche solo condividere un video/reel/storia o qualsivoglia contenuto può renderci inconsapevolmente complici di una campagna d’odio che può, nel peggiore dei casi, sfociare in gesti estremi della vittima.
Nella speranza che le autorità competenti effettuino le dovute indagini sulla questione, possiamo solo essere vicini ai familiari di Inquisitore3 ed offrire le nostre più sentite condoglianze per la tragedia che ha colpito un ragazzo che, prima di ritrovarsi inghiottito in questo inferno, aveva molti sogni e speranze per il futuro.

Laureato in giurisprudenza con tesi in logica ed informatica giuridica e praticante avvocato.
Da sempre appassionato al mondo nerd ed alla musica, frequenta il mondo del cosplay e delle fiere del fumetto da più di dieci anni.