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La recente sentenza della Corte di Appello di Milano ha suscitato non poche polemiche. Questa sentenza ha confermato l’assoluzione pronunciata dal Tribunale di Busto Arsizio nei confronti di un sindacalista accusato di violenza sessuale sul luogo di lavoro ai danni di una hostess. I giudici hanno ritenuto che la reazione della donna, avvenuta dopo 20 secondi, non fosse sufficiente a dimostrare il suo dissenso, sollevando così un dibattito sull’adeguatezza della protezione delle vittime di violenza sessuale nel sistema giudiziario italiano.

Molte attiviste femministe hanno espresso forte dissenso contro questa decisione, evidenziando come essa riveli una struttura patriarcale radicata e sistematica. Giudicare 20 secondi -troppi – tanto da considerare consensuale un’aggressione sessuale, non solo dimostra che non c’è alcune tutela nei confronti delle donne, ma ancor di più,dimostra una grave mancanza di empatia verso la risposta corporea delle vittime.

”Posso anche dire no…”

Ketty Rotundo, sulla sua pagina “Clitoridea“, ha sottolineato che il consenso può essere ritirato in qualsiasi momento e che i gesti e il linguaggio del corpo sono fondamentali per esprimere il dissenso. Rotundo scrive:

‘Posso dire No anche dopo mezz’ora. Un’ora. Quando non mi va più. Posso dire No anche se prima ci siamo baciati.Se ci siamo toccati. Se abbiamo iniziato a fare qualcosa. Posso dire No anche senza parlare. Semplicemente fermandomi e fermandoti. Non esiste solo la parola. Il linguaggio è fatto anche di gesti del corpo.

E se i miei gesti li ostacoli, insistendo, se ai miei gesti non dai alcun valore e nessuna importanza, abbiamo un grosso problema. Ti è stato insegnato che puoi avere tutto in qualsiasi momento. Ma sai, caro uomo che non deve chiedere mai, non è assolutamente cosi. Impara ad accettare i NO. In qualsiasi modo ti vengano espressi”.

Questa affermazione evidenzia l’importanza di riconoscere e rispettare i segnali non verbali del dissenso. Deriviamo da una cultura che ha insegnato agli uomini che i NO delle donne non valgono o peggio, significano SI. Un sistema culturale che ha da sempre svalutato il piacere e le richieste del genere femminile, in cui persiste la cultura dello stupro, ancora ben radicato nei notiziari.

Violenza sessuale

Inoltre, dal post della sociologa e criminologa Maria Teresa Greco, si evince che nel 2023 si è verificato un aumento dell’8,25% dei crimini sessuali tra i giovani. Gli stupri avvengono in vari contesti, tra cui luoghi pubblici, luoghi di lavoro, abitazioni private, scuole e zone di guerra, dove lo stupro viene utilizzato come arma. Questa tendenza preoccupante mette in evidenza la necessità di una maggiore protezione delle vittime e di un cambiamento culturale significativo per affrontare la violenza sessuale in tutte le sue forme.

In sintesi, la sentenza della Corte di Appello di Milano ha scatenato un dibattito intenso sulla giustizia per le vittime di violenza sessuale e sulla necessità di un cambiamento radicale nella cultura e nelle leggi per garantire una vera tutela.