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L’inchiesta sulla valanga che il 13 aprile 2023 travolse tre aspiranti guide alpine al colle della Tsanteleina, tra l’alta Val di Rhêmes e la Savoia, si è chiusa con l’accusa di omicidio colposo plurimo per Matteo Giglio, guida alpina sopravvissuta alla tragedia.

La Procura di Aosta, grazie a una perizia richiesta come incidente probatorio, ha individuato due profili di colpa. Da un lato, il mancato utilizzo di zaini con airbag da valanga, che pur non obbligatori, avrebbero potuto aumentare le possibilità di sopravvivenza. Dall’altro, la scelta di una discesa nel canalone che avrebbe potuto essere più prudente, con un’organizzazione delle tappe meno rischiosa.

Le vittime, Lorenzo Holzknecht, Sandro Dublanc ed Elia Meta, sono state travolte da una valanga provocata, secondo Giglio, dal passaggio di uno dei compagni su un accumulo di neve ventata. Tuttavia, le tracce satellitari emerse successivamente grazie alla sincronizzazione dei dispositivi restituiti alle famiglie hanno fornito nuovi elementi, portando alla revoca della richiesta di archiviazione.

L’analisi dei dati ha confermato che l’incidente è avvenuto in territorio francese e ha sollevato dubbi sulla ricostruzione iniziale della dinamica. Nonostante l’impossibilità di determinare con certezza la causa del distacco, il quadro delineato dal perito del gip ha indotto il pm a procedere con l’imputazione.

La vicenda riapre il dibattito sulla sicurezza nello scialpinismo e sull’adozione di strumenti che, seppur non obbligatori, potrebbero salvare vite in caso di valanga.

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