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Ogni epoca ha avuto le sue trasformazioni e rivoluzioni che hanno cambiato il modo di fare politica. Un esempio storico che oggi potremmo citare è la crisi di fine secolo avvenuta in Italia alla fine del XIX secolo. In quel determinato contesto storico la scena politica nazionale è stata stravolta dall’avvento del Partito dei Lavoratori (futuro Partito Socialista Italiano) il quale si serviva della propaganda, attraverso gli opuscoli di “Critica sociale”, col fine di fare nuovi proseliti. Quello che inizialmente era uno strumento di partito venne adottato dai governi degli Stati durante la Grande Guerra al fine di convincere eserciti e popolazione ad accettare sforzi e sacrifici sempre più duri e di demonizzare le nazioni (a quel tempo) nemiche. Nel primo dopoguerra anche i vari regimi totalitari si sono serviti dello strumento della propaganda per manipolare le masse.

Oggi stiamo assistendo ad una nuova rivoluzione, quella digitale, che sta incidendo in modo radicale anche nella sfera politica grazie all’utilizzo dei social media da parte di politici che ne hanno fatto uno strumento di comunicazione a tutti gli effetti. Le figure istituzionali che più di tutti stanno cavalcando l’onda di questo fenomeno sono indubbiamente i sindaci, i quali si servono delle varie piattaforme per interagire con i cittadini in modo rapido e diretto bypassando i canali di comunicazione tradizionali, rendendo così la politica locale più accessibile e partecipativa.

Possiamo citare come pionieri di questa nuova categoria l’ex sindaco di Bari, Antonio Decaro, il primo cittadino di Milano, Beppe Sala, l’attuale Presidente della Regione Campania ed ex sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca famosi per le loro dirette social, soprattutto nel periodo del lockdown del 2020.

I pro e i contro di questa rivoluzione

Il grande dubbio che ci si pone nella realtà in atto è: l’utilizzo dei social come mezzo di comunicazione politica è una strategia sicura e diretta o nasconde pericoli? La risposta sarà, forse, scontata ma tutto dipende da come si usano. Se i cosiddetti “sindaci social” sfruttano i loro canali Facebook, Twitter, Instagram e TikTok per interagire con la popolazione in modo più diretto tenendola aggiornata circa l’andamento di lavori pubblici o per le varie iniziative locali nei rispettivi comuni. O ancora per promuovere campagne di sensibilizzazione su temi ambientali ed economici. In questo modo i cittadini, o almeno un parte di loro, hanno modo di esprimere le proprie opinioni o eventuali suggerimenti in modo rapido.

Perché una parte di loro? Non dimentichiamoci però che non tutti i cittadini, per motivi anagrafici o per scelta, utilizzano i social e una comunicazione esclusivamente social potrebbe escludere fasce della popolazione, come appunto gli anziani, risultando poco inclusiva. Inoltre c’è il rischio che l’errato utilizzo dei social da parte del politico, soprattutto in campagna elettorale, possa rivelarsi una spietata strategia di marketing con deriva populista. Bisogna aggiungere, infine, che la piazza dei social è veramente spietata, in quanto frequentata dai famosi leoni da tastiera che non perdono occasione di condannare, lamentarsi e criticare. Questo potrebbe portare ad attacchi personali nei confronti del sindaco che potrebbero poi sfociare nello scontro.

Cosa aspettarsi per il futuro?

L’utilizzo dei social media da parte dei sindaci continuerà a svilupparsi, grazie all’integrazione di nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale per ottimizzare il confronto con i cittadini. È fondamentale preservare un bilancio tra trasparenza, coinvolgimento e professionalità, affinché i social continuino a essere uno strumento utile per la comunità e non si trasformino in una semplice vetrina politica.

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