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La presenza dell’Albania a Germania 2024 è il racconto di un grande cambiamento. Che però nasce da un legame strettissimo con il calcio italiano. Quasi un marchio di fabbrica, capace di regalare con Gianni De Biasi il primo storico accesso ad un evento globale, ovvero gli Europei francesi del 2016. Negli anni successivi, tuttavia, l’ossessione per gli allenatori italiani ha prodotto, in un travolgente crescendo di delusioni, solo mancate qualificazioni. E poco importa che “le Aquile” avessero accolto con religiosa devozione Christian Panucci e Edy Reja. Il loro stile non aveva attecchito.  

Così, quando la federazione, agli inizi di gennaio 2023, ha affidato l’incarico di commissario tecnico a Sylvinho, in pochi immaginavano che potesse invertire un trend talmente grigio, da apparire irrimediabilmente negativo. E invece l’ex terzino di Arsenal e Barcellona ha saputo cogliere il cuore delle cose. Quindi, mettere a disposizione del gruppo un nuovo modo di intendere il gioco. Nonostante avesse una esperienza limitata in panchina. Fino a quel momento, infatti, il brasiliano poteva vantare un curriculum nient’affatto entusiasmante: collaboratore di Roberto Mancini all’Inter e Tite nella nazionale brasiliana. Poi una manciata di partite alla guida di Lione e Corinthians, che non ne avevano sicuramente appagato curiosità e irrequietezza. 

Sylvinho cambia stile

Eppure, Sylvinho rappresenta subito una fonte di ispirazione profonda per i suoi giocatori. Il senso dell’estetica gli suggerisce di accantonare il 3-5-2. Perché dentro la sua testa si agitano, in ordine sparso, princìpi maggiormente propositivi. Ecco che per l’Albania, si spalancano le porte del 4-3-3. A quel punto, comincia una traversata a tratti romanzesca. Col sogno inconfessato di completare la rivoluzione anche attraverso il 4-2-3-1, che consente di qualificarsi per la rassegna continentale addirittura con una giornata d’anticipo, in un girone comunque complicato.

Un viaggio estremo, quasi una sfida totalizzante. Che paradossalmente prende il via con una sconfitta, l’unica sulla strada per la Germania, proprio contro la Polonia. Sulla carta, “big” del Gruppo E, assieme alla Repubblica Ceca. 

La sua testa è una fornace di idee rivoluzionarie. In primis, la scelta di schierare esterni veloci e molto tecnici. In quella direzione procede il modo di sviluppare il possesso. Con un triangolo in fase di costruzione assai qualitativo, composto da Ramadani e Asllani come base. E Bajrami vertice alto.    

Asani eroe d’Albania

Nondimeno Sylvinho non intende farsi scottare dal fuoco che alimenta le sue ambizioni. Quel sacro furore costantemente tenuto acceso ne consuma le paure, dilatando i confini dell’attenzione difensiva. Ergo, se rimane forte la tentazione di chiudersi nella propria trequarti, al cospetto di avversari del calibro di Italia, Spagna e Corazia – che in ogni caso, non hanno portato a questo torneo la loro migliore versione possibile – la coerenza tattica potrebbe imporre all’Albania di continuare a esplorare un calcio proattivo, stimolando il lavoro delle ali: Arbër Hoxha e Jasir Asani.    

Specialmente quest’ultimo, spendibile pure da seconda punta, è una vera sorpresa a questi livelli. La sua era stata una carriera sostanzialmente anonima, spesa tra Macedonia, Albania e Svezia. Avendo accettato una sorta di pensionamento anticipato, emigrando in Corea del Sud in cambio di un mucchio di quattrini, mai avrebbe immaginato di diventare un eroe della patria. Capocannoniere della squadra nelle qualificazioni con tre gol.

E pensare che era stato letteralmente pescato in un database di potenziali risorse solamente in virtù di un algoritmo, che ne “caldeggiava” la convocazione quando il c.t. brasiliano, abbandonata la difesa a tre, si trovava paurosamente a corto di esterni. 

Una scommessa là davanti

Insomma, dietro l’angolo c’è un incrocio che fa sussultare. L’Italia può diventare un castello pieno di fantasmi. Del resto, molti albanesi vengono da una stagione tutt’altro che esaltante nei loro club, in Serie A. E dovranno necessariamente reinventarsi da protagonisti.

Il portiere Berisha ha passato la seconda metà di campionato a guardar giocare Caprile, inamovibile “numero uno” nell’Empoli. E che dire di Asllani, che s’è dovuto accontentare di un minutaggio limitatissimo nello Scudetto dell’Inter. Senza dimenticare Bajrami col Sassuolo: aver palesato tracce abbondanti di autorità, non lo solleva dalle responsabilità legate a una retrocessione inaspettata.

A restituire il senso ritrovato dello stare insieme, la possibilità di inseguire un gol grazie ad Armando Broja: talentuosissimo attaccante 22enne, di proprietà del Chelsea. Attualmente, la sua fisicità è una scommessa piuttosto che una sicurezza. Ceduto in prestito al Fulham, quest’anno ha visto il campo pochissimo, nemmeno 500 minuti complessivi in Premier League. Ma Sylvinho si fida ciecamente, arrivando a estromettere dalla lista dei convocati Sokol Cikalleshi, che teoricamente doveva essere il titolare, dopo un’ottima annata (12 reti in 33 partite) in Turchia con il Konyaspor.

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