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Lo slogan fascinoso e identitario su cui poggia la filosofia di Luciano Spalletti lo conoscono un pò tutti: “Uomini forti, destini forti”. Se ne percepisce subito la natura rivoluzionaria. La conferma che quando i princìpi sono saldi, il richiamo delle origini diventa incontrollabile. Un approccio che accelera i battiti del cuore, aumenta il respiro. Genera un fremito nella voce, perché afferisce concetti strettamente connessi con la volontà e l’ambizione di inseguire determinati obiettivi.

Del resto, l’Italia deve dimostrare di sapersi rialzare e ripensare il suo modello, uscito fortemente ridimensionato dalle macerie di una sconfitta frustrante come quella maturata contro la Spagna, individuando i correttivi giusti con i quali ricominciare a costruire in ottica Croazia. L’Uomo di Certaldo avrà anche un carattere spigoloso, a tratti intimamente inquieto. Perciò gli hanno sicuramente dato molto fastidio le critiche preconcette. Così come non aveva ceduto alle lusinghe sfacciate post esordio con l’Albania. Effettivamente, non ha mai cercato il consenso per avere compagnia.

La solitudine è il destino di ogni commissario tecnico, tutte le volte che l’opinione pubblica non si lascia convincere dalle sue scelte. Poco importa che attualmente la Nazionale non sia composta da una generazione di fenomeni. Il c.t. sopporta stoicamente, guarda dritto davanti a sé, con quel sorrisino sulle labbra che sembra dipinto, misto di ironia e sarcasmo. Nel frattempo, quando le critiche degli addetti ai lavori gli vengono a noia, oppure lo indispongono, abbozza e tenta di restituire piena credibilità a una squadra senza grandissime stelle.

Permaloso sui cambi

Ad accendere la miccia della permalosità, in primis l’orgoglio ferito da chi accusa questo gruppo di aver subito in maniera tremebonda il complesso di inferiorità nei confronti della Spagna. Offrendosi alla stregua della vittima sacrificale, senza opporre alcunché, in termini emotivi e calcistici. Un discorso sull’essere remissivi, che si espande ovviamente alla gestione delle sostituzioni. La verità è che la Nazionale ha una panchina povera. Però Spalletti l’ha usata male. Visto il primo tempo sostanzialmente disastroso, all’intervallo ha dovuto mettere mano ai cambi. Pareva che gli indiziati principali a rimanere negli spogliatoi fossero i due Azzurri maggiormente in difficoltà. Di Lorenzo, letteralmente ridicolizzato da Nico Williams. E Jorginho, in evidente affanno nel tenere la posizione al cospetto del dinamismo ipercinetico degli iberici.

Invece sono entrati Cambiaso e Cristante per Jorginho e Frattesi. La mediana è stata dunque completamente ridisegnata: con Cristante e Pellegrini a fare da mezzali, al fianco di Barella, messo centralmente al posto del pivote dell’Arsenal. A completare la formazione, Cambiaso a destra e Chiesa spostato sulla fascia opposta.

In teoria, le sostituzioni dovevano migliorare la fase di non possesso, puntellando la difesa posizionale, cannibalizzata da dominio della palla e pressing alto delle “Furie Rosse”. Praticamente hanno (se possibile…) peggiorato le cose. Pari a zero, quindi, il loro impatto. Perché ha ridotto ancora di più la capacità, già scarsa, di costruire il gioco con un minimo di qualità e raziocinio. Sotterrando qualsiasi pretesa di sottrarre il pallino della manovra agli uomini di De La Fuente. D’altronde, Cristante è un metodista statico, dal passo monocorde e cadenzato, che ha continuato a soffrire l’atteggiamento assai aggressivo degli avversari. E Cambiaso un jolly prezioso, che tuttavia si esprime meglio sull’esterno. Al contrario di Frattesi, l’unico centrocampista in grado di attaccare la profondità.

Fiducioso per lunedì sera

Insomma, ad un certo punto, il sorrisino istrionico è svanito. A tormentarlo, la tempesta interiore generata dall’arrendevolezza dei suoi. Che diventata ossessione per il dettaglio, con l’umore a risentirne. Bandita l’improvvisazione, emerge il gusto per l’invenzione suggestiva in uscita dalla panchina, che avrebbe dovuto invertire il trend. Al contrario, la deriva negativa ha continuato a rendere travagliata la sfida con la “Roja”. Adesso è lecito chiedersi se ci sarà un lieto fine. Il c.t. sa di sedere su una panchina che scotta, sulla quale basta davvero poco per venire crocifissi. Dovendo scegliere, sarà intransigente oppure confermerà la fiducia incondizionata a chi finora ha giocato le prime due gare dell’Europeo?

Sicuro indisponibile, Dimarco: il laterale mancino ha subito un trauma contusivo con la Spagna e non sarà nella lista dei convocati. Al suo posto, uno tra Cambiaso o Darmian. Potrebbe restare fuori Jorginho. Presumibile allora la conferma di Cristante in cabina di regia. Senza escludere a priori l’utilizzo di Fagioli. Scamacca lascerà quasi certamente il posto a Retegui. Potrebbero esserci altri avvicendamenti, restare fuori uno tra Pellegrini e Frattesi.  

In ogni caso, al di là dei dubbi di formazione, Spalletti è consapevole che la Nazionale può addirittura concedersi il lusso di pareggiare lunedì sera contro la Croazia. Il secondo posto permette comunque l’accesso agli ottavi. In gara secca, l’Italia potrebbe rivelarsi un avversario indigesto chiunque, compresa qualcuna delle grandi favorite alla vittoria finale.

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