Si è tenuto alla Casa Bianca il primo incontro ufficiale con un capo di Stato estero del secondo mandato di Donald Trump. Il Presidente degli Stati Uniti ha infatti ospitato il premier israeliano, Benjamin Netanyahu. La visita del leader dello Stato ebraico a Washington non è stata vista di buon occhio da Amnesty International, la quale ha accusato gli Stati Uniti di ospitare una persona accusata di feroci crimini di guerra. Il bilaterale tra i due presidenti è stata l’occasione di rinsaldare i rapporti tra le due nazioni che nei due anni precedenti erano stati messi a dura prova, come affermato dallo stesso Tycoon nella conferenza stampa congiunta.
Nel corso dell’incontro Trump e Netanyahu hanno discusso della regolarizzazione dei rapporti tra Israele e Arabia Saudita e delle crescenti tensioni con l’Iran, nazione alla quale l’inquilino della Casa Bianca sarebbe pronto a imporre pesanti sanzioni come già fatto nel precedente mandato. Netanyahu, inoltre, ha ammesso il ruolo fondamentale di Trump nel preservare il cessate il fuoco attuale a Gaza, che ha facilitato la liberazione di numerosi ostaggi in cambio di detenuti.
La proposta di Trump sulla Striscia di Gaza
Durante la conferenza stampa congiunta Donald Trump ha presentato una proposta controversa relativa alla Striscia di Gaza che, dall’ottobre 2023, è teatro del conflitto tra l’esercito israeliano e le forze di Hamas. Secondo l’inquilino della Casa Bianca gli Stati Uniti dovrebbero prendere il controllo dell’area, definita dallo stesso Trump “simbolo di morte e distruzione”, e trasformarla nella “Riviera del Medio Oriente”. E i palestinesi? secondo il Tycoon gli abitanti della Striscia sarebbero ben felici di abbandonare la loro terra (per la quale stanno combattendo e resistendo da decenni) e trasferirsi in Egitto e Giordania. L’ennesima boutade del Presidente americano, che fa seguito a quella di voler riportare il canale di Panama sotto il controllo statunitense, è piaciuta (e come potrebbe essere il contrario?!) al premier israeliano Netanyahu, il quale l’ha definita un piano trasformativo per l’intera regione.
Tuttavia la proposta di Trump non ha riscosso lo stesso favore della comunità internazionale, con l’Arabi Saudita in testa che ha rifiutato l’idea di un trasferimento forzato dei palestinesi. Il New York Times ha riportato che in seguito alle dichiarazioni del Tycoon manifestanti filo-palestinesi si sono radunati davanti alla Casa Bianca per manifestare contro questa proposta al grido “La Palestina non è in vendita” e invocando l’arresto di Donald Trump. Resta da vedere come questa idea si svilupperà in futuro e quale impatto avrà sulla già complessa dinamica della regione. Non si esclude nemmeno un dietrofront da parte del Presidente degli Stati Uniti, come accaduto con i dazi commerciali a Canada e Messico.
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