Perché fare il re-watch di “The night of” dopo 10 anni?
Uscita nel 2016 su HBO, la serie in otto episodi esplora con precisione il sistema giudiziario americano, seguendo la discesa nell’abisso di Nasir “Naz” Khan, uno studente universitario di origine pakistana accusato di un omicidio che non sa se abbia commesso.
Un pick-me crime drama
Il crime in TV non è certo una novità. Da True Detective a Mindhunter, fino a Breaking Bad e Better Call Saul, il genere ha visto una proliferazione soprattutto negli ultimi anni.
Tuttavia, The Night Of riesce a distinguersi grazie alla sua struttura narrativa lenta e meticolosa, costruendo una tensione psicologica opprimente piuttosto che puntare su continui colpi di scena.
Questa attenzione ai dettagli richiama le atmosfere cupe di The Wire, offrendo uno sguardo realistico e senza filtri sulla giustizia americana. Inoltre la trasformazione di Naz (nessuno spoiler, giuro) nel carcere di Rikers Island ricorda l’evoluzione di Walter White in Breaking Bad: entrambi i protagonisti vengono plasmati dall’ambiente, subendo un cambiamento che appare inevitabile.
John Turturro e Riz Ahmed: genitore 1 e genitore 2

Uno degli elementi più affascinanti della serie è la straordinaria interpretazione di John Turturro nel ruolo dell’avvocato John Stone.
Il personaggio non è un eroe classico: afflitto da dermatite, malvisto dai colleghi, sembra più interessato a sopravvivere che a vincere. Tuttavia, proprio questa sua umanità lo rende memorabile.
Accanto a lui, Riz Ahmed regala un’interpretazione intensa nei panni di Naz. Il suo viaggio da studente ingenuo a sopravvissuto del sistema carcerario è straziante, ricordando le trasformazioni di personaggi come Jesse Pinkman in Breaking Bad o Michael Scofield in Prison Break.
Perché (ri)guardarla oggi?
In un panorama televisivo in cui molte produzioni crime si affidano a ritmo frenetico e continui colpi di scena, The Night Of si distingue per il suo realismo crudele e la sua tensione crescente. Non si tratta solo di scoprire chi ha commesso un crimine, ma di osservare come un sistema possa distruggere un individuo, indipendentemente dalla sua colpevolezza.
Ciò che rende questa serie ancora così potente è il suo ritratto spietato del sistema penitenziario e giudiziario americano, un meccanismo che non si preoccupa di cercare la verità, ma piuttosto di inghiottire chiunque vi entri. Il carcere non è solo una punizione, ma un luogo che trasforma e deforma chiunque lo attraversi.
Il sistema giudiziario, d’altra parte, appare lento, burocratico e indifferente. Non si cerca giustizia, ma un risultato processuale che soddisfi le necessità delle parti coinvolte, lasciando il destino di un uomo in balia di giochi di potere e strategie legali. Come in The Wire, anche qui la legge non è garanzia di equità, ma un labirinto nel quale pochi riescono a uscire indenni.
